Lan Ha Khuyen

Chiunque altro sogna un'altra vita, chiunque altro sogna un nuovo luogo, una nuova avventura, un nuovo risveglio.
Madre natura con me, invece, e' stata abbastanza equa, mi ha donato questa vita e mi ha piantata in questo non-luogo, conosciuto da tutti ma solo all'apparenza.
Tutto intorno a me ci sono dune di sabbia di diversa tonalita' - dal rosso, all'arancio, al giallo, al rosa - cactus alti tre volte una persona e altri a fare da tappeto, salvando eventuali piedi da scottature inevitabili. Fa sempre caldo - tecnicamente esiste un inverno, ma se ve ne conto i giorni e ve ne descrivo le temperature non lo definireste tale. L'aria e' sottile ma mai pungente, al mattino presto puo' sembrare pesante, proprio poco prima dell'alba, quando tutto e' tinto di tonalita' viola pastello, per il resto del giorno e' dolce, delicata, tranne quando c'e' l'afa, in quel caso e' semplicemene insopportabile. Mentre nel mondo le metropoli brulicano di case, appartamenti, persone, cani e bambini, qui esiste il respiro tra un'abitazione e un'altra, esiste la natura e la non-simmetria. Si puo' ballare a piedi scalzi davanti la casa di qualcuno, sgattaiolare dalla finestra di notte e correre lungo il vialetto intorno alla casa, per andare a fare il bagno al lago. Il mio non luogo si trova a sud est del Nevada. E' sabbioso, il sole non da tregua a nessuno, brulica di turisti pronti ad avvicinarsi quanto il piu' possibile all'area 51, benche' questa sia vietata.

Il posto in cui madre natura mi ha collocata

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La mia famiglia ha origini nativo-americane, quando ero bambina mia nonna mi raccontava sempre di questa donna di nome Ara, una nostra antenata con uno spirito posseduto dalle forze della natura. Stando alla storia tramandata a tutti i discendenti della nostra famiglia, questa aveva avuto una vita molto avventurosa conclusasi con una fine che chiunque definirebbe tragica, che per certi versi non lo e' affatto. Era figlia di uno dei primi capi villaggio, solitamente il territorio era diviso per tre e tre famiglie governavano su questi. Non esistevano etichette nobiliari benche' ognuno occupasse un ruolo sociale abbastanza definito, queste erano composte in ordine da un capo - ossia l'uomo a cui veniva affidato il terrirorio da proteggere, di cui usarne i frutti, solitamente con un nome simbolico-animale; una saggia - solitamente madre di quest'ultimo, una sacerdotessa devota a madre natura, praticante di arti oscure, dalla quale ci si poteva recare sempre in cambio di un'offerta, capace di predire il destino di chiunque; una devota - donna di inestimabile bellezza, grembo materno di discendenza, compagna fedele e consigliera del capo famiglia; ed eventualmente, una principessa - unico titolo relativamente nobiliare - destinata a diventare sacerdotessa anche lei, un ruolo che saltava una generazione - e un combattente - figlio maschio, pronto ad affiancare il capo famiglia in qualsiasi sua decisione, per poi ottenerne il ruolo una volta adulto.
Ara non aveva idea di cosa ne sarebbe stato del suo destino, ma accetto' il suo ruolo fin da quando le venne spiegato, all'eta' di sette anni. Comincio' ad imparare tutto quello che quell'anziana donna le seppe insegnare. A tredici anni Ara sapeva praticare qualsiasi

era riconosciuta tra i suoi come la piu' giovane delle potenziali sacerdotesse, benche' non potesse ancora occuparne il ruolo.

era ribelle come poche, nessuna prima di lei aveva osato sfidare le forze della natura, sapeva bene che un giorno avrebbe semplicemente dovuto accettare il suo destino, ritarsi tra gli alberi e praticare, ma prima di allora voleva vivere qualsiasi cosa quella vita potesse offirle, qualsiasi cosa sarebbe stata capace di afferrare. Comincio' con i tuffi dalla roccia piu' alta della laguna, alle corse notturne per andare a osservare i cervi vicino la cascata; prosegui' con l'entrata in un villaggio sconosciuto, viaggi che duravano giorni e che si concludevano con un inaspettato ritorno, il contatto con gli uomini dal continente - i quali seppe sedurre e poi uccidere, prima che questi potessero portare la morte tra i suoi. Tutto cio' che poteva ottenere dalla natura, che sua nonna le aveva insegnato, Ara lo stava impiegando nel migliore dei modi, occupando un ruolo da futura sacerdotessa e combattente, non avendo un fratello.

Purtroppo non se ne rese conto in tempo. Quando la sua chiamata arrivo' Ara non era presente nel villaggio, sua nonna stava morendo e lei non fu pronta ad assisterla e ad ereditarne il suo ruolo. Quando torno' erano passate due settimane e

altri episodi che lei seppe tenere distanti, tanto abbastanza da non mettere nessuno in pericolo. Quando il giorno

aveva accettato il suo destino fin da piccola, era eccitata all'idea di diventare una veneratrice della grande dea quale madre natura e', eppure, quando venne a conoscenza del fatto che per quanto tale non si sarebbe potuta avventurare nel mondo esterno il suo sorriso si spense. Ad ogni uomo del vilaggio e di quelli vicini venne chiesto di fare qualsiasi cosa, pur di riportarlo sul suo volto, nessuno di riusci'. Ara non era triste, non appena appresa la notizia prego' madre natura, piangendo, le chiese di farla innamorare cosi' perdutamente di quella terra affinche' fino all'ultima gocca del suo sangue non sarebbe stata capace di lasciarla.

la quale benedi' tutte le sue discendenti affinche' non smettessero mai di essere stupite da cio' che le avrebbe circondate, da quel che madre natura le avrebbe mostrato. Non posso dire che non e' stato tramandato, perche' di fatti non conosco nessuna delle donne della mia figl


Forse non ero destinata ad esistere su questa terra nella forma in cui mi ci ritrovo. Forse ero destinata ad incarnare il destino di una farfalla, per morire solo due giorni dopo, abbastanza per capire di cosa fosse fatta la realta' e che sapore avesse. Forse sarei dovuta essere una creatura padrona del cielo, un'aquila senza limiti, pronta ad esplorare i deserti. Forse sarei dovuta nascere creatura dell'oceano incontaminato, benche' di tale ne resta ben poco, purtroppo. Non lo dico tanto per parafrasare, stando ai racconti della mia famiglia non volevo proprio venire al mondo. Mia madre aveva superato la sua scadenza due settimane prima del ventitre' maggio - giorno del mio compleanno - ma io decisi di uscire solo in quella data e non lo feci neanche facilmente, la feci penare tutta la notte, fino alle sei e tredici, e lei non si arrese, raccolse tutte le forze che aveva in corpo e non per spingere, finche' madre natura le desse forza, e alla fine ci riusci', mi trascino' su questa terra, che ora percorro e ballo a piedi nudi, della cui aria mi riempio i polomoni e dal cui sole mi lascio acciecare. Mi piace pensare che volevo semplicemente aspettare il movimento cosmico giusto, che non ero destinata ad essere un ariete, qualcosa di piu' tormentato, un gemelli, ascendente scorpione, con la luna in vergine. E piu' complicata di cosi', sfido chiunque.


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